Categoria: Meteo

METEO & AMBIENTE – Coldiretti avverte: “Con i temporali sale il conto dei danni”. Coltivazioni ed allevamenti sono travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003

ROMA – “La pioggia è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti”. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento agli improvvisi temporali che a macchia di leopardo hanno colpito la Penisola con grandine, venti forti e violente precipitazioni che hanno abbattuto alberi e provocato frane, nonostante il grande caldo continui ad assediare il Paese con 19 città da bollino rosso.

“Manifestazioni che non cambiano lo stato di sofferenza idrica sul territorio come si evidenzia dal livello idrometrico del fiume Po che è sceso a 3,8 metri al Ponte della Becca che è rappresentativo delle criticità presenti sull’intera Penisola a partire dalla pianura padana dove per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi laghi del Nord con il Maggiore che ha appena il 16% di riempimento dell’invaso e in quello di Como va ancora peggio con appena l’1,2% mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, e persino il Garda è pieno poco meno di 1/3 (32%)”.

“Il mix esplosivo caldo e siccità ha favorito il divampare degli incendi con danni incalcolabili dal punto di vista economico ed ambientale tanto che – stima la Coldiretti – ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire l’habitat nei boschi andati distrutti dalle fiamme”.

“Una emergenza nazionale che – sottolinea la Coldiretti – riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali. La siccità ha infatti un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, del 30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del sud che – sottolinea la Coldiretti – sono il granaio d’Italia. In diminuzione di oltre 1/5 le produzioni di frumento tenero, ma crollano del 30% pure la produzione di riso, del 15% quella della frutta ustionata da temperature di 40 gradi, e del 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove – evidenzia la Coldiretti – si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette che solo in Sardegna hanno già devastato quasi 40mila ettari di campi”.

“Occorre intervenire nell’immediato con misure di emergenza per salvare i raccolti e il futuro di aziende e stalle in grave difficoltà” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la devastante siccità che stiamo affrontando ha evidenziato ancora una volta che l’Italia ha bisogno di nuovi invasi per raccogliere l’acqua a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che, in presenza di acqua, potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero”.

“Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato – conclude Prandini- un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l`acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità”.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

METEO – Arriva una nuova intensa ondata di caldo, da giovedì salgono le temperature

Ancora afa dalla Pianura Padana al Sud, salgono le temperature anche in montagna e durante le ore serali. Il picco nei primi giorni della prossima settimana

ROMA – “Da giovedì e nei giorni successivi tornerà ad interessarci l’anticiclone africano e con esso torna la canicola ad arroventare le nostre già assetate terre“. Lo spiega il meteorologo di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara. “L’intensificazione del caldo sarà progressiva ma inesorabile a partire da Nord-Ovest e versante tirrenico ma successivamente su tutta la Penisola, pur con i picchi maggiori soprattutto al Nord e sulle regioni tirreniche (almeno in una prima fase)”.

TEMPERATURE ANCORA IN AUMENTO

“Già entro venerdì registreremo punte di 36-38°C – osserva Ferrara – sulle aree interne specie di Toscana, Lazio, poi Umbria, Pianura Padana, Foggiano ed entroterra sardo. Tuttavia il prossimo weekend non sono da escludersi punte di 38-40°C sulle zone interne non solo del Centro-Sud e Isole Maggiori, ma anche in Pianura Padana. Questo per una concomitanza di fattori: aria decisamente calda in arrivo in quota, effetto di subsidenza dell’alta pressione, ovvero compressione dell’aria dall’alto verso il basso, aridità dei terreni con umidità relativa bassa (e quindi favorite temperature più elevate) e localmente anche l’effetto dei venti di caduta alpini e appenninici. Lungo i settori costieri la canicola verrà smorzata dalle brezze marine, tuttavia qui i maggiori tassi di umidità renderanno il caldo più afoso e quindi meno sopportabile”.

CALDO AL MARE E IN MONTAGNA

Caldo intenso anche in montagna. “La canicola non risparmierà le aree montuose, sebbene chiaramente smorzata – prosegue Ferrara di 3bmeteo – punte di oltre 29-30°C saranno possibili anche a 1000 m, fino a 25-27°C a 1500-1600 m con zero termico che supererà agilmente i 3.500- 4.000 m, dapprima soprattutto sulle Alpi, poi anche sull’Appennino. Un ulteriore duro colpo ai ghiacciai già duramente provati da un semestre tra i più caldi mai registrati. Inutile sottolineare come questa evoluzione aggraverà ulteriormente lo stato di deficit idrico di cui soffre l’Italia con rare eccezioni”.

QUANTO DURERÀ LA NUOVA ONDATA DI CALDO

“Secondo le ultime proiezioni l’acuto di questa ennesima ondata di caldo africano potrebbe concretizzarsi nella prima parte della prossima settimana – nota Ferrara -, quando non sono escluse punte locali notevoli, talora superiori ai 39-40°C. Il caldo africano non mollerà la presa almeno sino al 20 luglio. A seguire si apre un ventaglio di possibilità ancora tutte da valutare, ma non è escluso uno smorzamento quantomeno parziale della canicola con arrivo di qualche temporale in più a partire da Nord. Seguiranno importanti aggiornamenti in merito”.

SALGONO ANCHE LE TEMPERATURE NOTTURNE

Caldo e afa anche di sera, con notti tropicali. “Giorno dopo giorno il caldo si farà sentire anche durante le ore serali, specie nella aree urbane dove il mix di rilascio di calore dagli edifici e l’aumento fisiologico dell’umidità relativa aumenteranno la sensazione di disagio fisico. Alle ore 20-21 si potranno ancora avere 29-30°C se non superiori nelle città – spiega il meteorologo – Contestualmente aumenteranno le temperature minime notturne, che potranno non scendere sotto i 23-24°C in particolare sempre nelle grandi aree urbane ma anche lungo i litorali: si tratta di valori minimi tipici delle aree tropicali”.

Si tratta di caldo eccezionale? Sarà peggio di quella del 2003? “Certamente si tratterà di una ondata di caldo notevole per intensità e durata – avverte l’esperto -, di fatto l’ennesima in questa potente stagione estiva. Dal momento che il picco è atteso tra diversi giorni è ancora prematuro stabilirne l’eccezionalità e soprattutto se verranno battuti i record del 2003, sebbene vi siano le potenzialità”, conclude Ferrara di 3bmeteo.com.

 Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it