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COSTUME & SOCIETA’ – Le origini della Festa della donna: ecco perché si celebra l’8 marzo

In Italia la Festa della donna venne celebrata per la prima volta il 12 marzo del 1922

ROMA – Ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che avvengono ancora ogni giorno. L’8 marzo in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della donna. Più che una festa, un’occasione per sensibilizzare su tematiche sociali quali l’uguaglianza di genere, i diritti riproduttivi, la violenza e gli abusi contro le donne.

LE ORIGINI DELLA FESTA DELLA DONNAPERCHÉ SI CELEBRA L’8 MARZO

È conoscenza comune che l’origine della Festa della donna sia da ricercare nella storia delle 134 operaie che persero la vita nel rogo della ‘Cotton’, una fabbrica di camicie di New York, in cui erano state rinchiuse dal titolare perché non partecipassero allo sciopero dell’8 marzo del 1908. In realtà, non esiste alcuna prova a sostegno di questo tragico avvenimento: in nessun archivio storico, infatti, ne viene riportata notizia. Un reale incendio, invece, avvenne a New York il 25 marzo del 1911 nella fabbrica Triangle. Causò la morte di 146 persone, di cui 123 donne.

L’origine dell’8 marzo come giorno dedicato alla donna non è ben chiara. L’ipotesi più accreditata riguarda un episodio accaduto in Russia, a San Pietroburgo (all’epoca Pietrogrado). L’8 marzo del 1917 migliaia di donne si riversarono nelle strade della città per chiedere la fine della Prima guerra mondiale. L’evento ebbe una grande risonanza e, complice la risposta fiacca di repressione militare, ebbero origine ulteriori manifestazioni una dopo l’altra, che portarono al crollo dello zarismo. Per questo l’8 marzo venne scelto nella Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenutasi a Mosca il 14 giugno del 1921, come ‘Giornata internazionale dell’operaia’.

Nel 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite invitò gli Stati membri a proclamare un giorno dell’anno come ‘Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale’. L’8 marzo fu scelto dalla maggior parte degli Stati membri e da allora è divento il giorno simbolo delle donne in gran parte del mondo.

PERCHÉ SI REGALA LA MIMOSA?

In Italia la Festa della donna fu celebrata per la prima volta il 12 marzo del 1922, grazie all’iniziativa del Partito comunista italiano. Tuttavia, è solo nel settembre del 1944 che l’Udi, l’Unione delle donne in Italia, decise di celebrare la prima giornata della donna nelle zone liberate del Paese.

Così, l’8 marzo del 1946, a guerra terminata, finalmente si poté celebrare la festa in tutta Italia. Per l’occasione, le organizzatrici Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei cercavano un fiore che potesse simboleggiare la giornata, un fiore di stagione e che costasse poco. La scelta ricadde sulla mimosa.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

SOCIETA’ – 8 marzo, i pediatri: “Educare i bambini fin da piccoli al rispetto degli altri”

In occasione dell’imminente Giornata della Donna la Sipps ricorda l’importanza di una corretta educazione dei bambini al rispetto degli altri

ROMA – ‘Una donna non si tocca nemmeno con un fiore’. Una frase che andrebbe insegnata a tutti fin da piccoli, a scuola e in famiglia. Una frase da ricordare soprattutto in questi giorni, a poche ore dalla Giornata della Donna.

Per celebrare questa importante ricorrenza la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale sottolinea l’importanza di una corretta educazione dei bambini al rispetto e alla non violenza fin dalla più tenera età.

‘L’educazione deve cominciare fin dai primissimi anni di vita ma non può essere una educazione finalizzata al genere- spiega all’agenzia Dire Maria Carmen Verga, pediatra di libera scelta della Asl Salerno – Vietri sul Mare e segretario nazionale della SIPPS- perché la percezione della differenza di genere nei bambini non c’è, matura man mano con il passare degli anni, e perché sull’educazione influiscono molteplici fattori.

L’educazione deve, dunque, essere comprensiva del rispetto della persona in generale e deve rendere il bambino capace di instaurare con tutti relazioni sane, prive di pregiudizi e di prevaricazioni’.

‘Sugli interventi da adottare- prosegue- abbiamo da tempo prove di efficacia, che rientrano in quella che viene definita ‘educazione sessuale completa’. È il tipo di educazione su cui l’Unesco ha stilato vere e proprie Linee guida: prima ancora della sessualità, si deve imparare il rispetto alla propria dignità, a sviluppare relazioni sociali corrette, a capire quali siano le scelte che influenzano il proprio benessere per comprendere poi i diritti propri e quelli altrui e per tutelarli per tutta la vita’.

Maria Carmen Verga sottolinea che ‘gli interventi educativi finalizzati alla prevenzione della violenza e della disuguaglianza di genere sono in realtà diversi ed a più livelli. Ne cito due, per esempio: è importante che i genitori abbiano una relazione affettiva e di confidenza sicura con i propri figli e il livello di istruzione dei bambini e adolescenti.

‘Alzare il livello culturale, o anche semplicemente di istruzione delle bambine e dei bambini- informa la pediatra- è infatti, documentatamente, un fattore protettivo anche rispetto a comportamenti insani nell’ambito di un rapporto di coppia e tra maschi e femmine’.

Bisogna poi considerare il contesto ambientale, perché l’educazione non si esaurisce nel rapporto genitori-figli. ‘Per contesto ambientale- evidenzia Maria Carmen Verga- intendiamo non soltanto il contesto delle relazioni degli amici, dei parenti e dell’ambiente in cui la persona vive, ma anche i social.

Non dimentichiamo, infatti, che i social sono un fattore che influenza la psiche dei nostri ragazzi in modo molto potente e su cui i genitori devono avere maggiore consapevolezza e maggiore controllo. Bisognerebbe inoltre chiedere alla politica di regolamentare in maniera efficace anche l’accesso dei minori al mondo dei social’.

L’impegno dei pediatri della SIPPS si riflette anche su come le bambine e i bambini debbano essere educati ad affrontare le contrarietà e i problemi quotidiani. ‘Abbiamo spesso a che fare con bambini che poi diventano adolescenti molto fragili- dichiara Verga- e che non sono capaci di tollerare un rifiuto, una contrarietà: mi riferisco al semplice giocattolo del bimbo o al capriccio di stare davanti alla televisione fino a problemi più seri, come il rifiuto della fine di una relazione affettiva. Riuscire a rendere questi ragazzi più forti rispetto alle contrarietà della vita è una cosa che poi può avere ricadute positive anche in una relazione tra uomini e donne’.

È chiaro che tutto questo produrrà effetti solo nel medio-lungo periodo. ‘Nell’immediato- precisa il segretario nazionale della SIPPS- purtroppo quello che stiamo dicendo non può essere la soluzione sicura per evitare i numerosi femminicidi che abbiamo sotto gli occhi nella cronaca di tutti i giorni e che sono commessi da adulti. La soluzione immediata è affidata alle Istituzioni.

Possiamo però far conoscere diffusamente a tutte le donne, ma anche a bambine e adolescenti, quali sono i campanelli di allarme a cui si deve prestare attenzione, quali sono le situazioni a rischio da evitare, le precauzioni da adottare e tutti gli strumenti, anche giuridici, attualmente disponibili, per avere protezione e difendersi.

In più, magari, se facciamo circolare dei messaggi positivi sull’educazione, sulla corretta relazione uomo-donna, anche per spirito di emulazione si può creare un sentimento diffuso più positivo che potrebbe bloccare qualcosa di negativo che sta per nascere’.

Madri e padri, dunque, rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’educazione dei propri figli, proprio sul tema del rispetto. ‘Fin dall’infanzia- afferma Iride Dello Iacono, pediatra allergologo e consulente della SIPPS sui temi della genitorialità- si possono creare occasioni di confronto per educare alla non violenza. Il lavoro di sensibilizzazione e prevenzione costituisce uno dei punti cruciali per contrastare la violenza maschile sulle donne.

Uno degli aspetti fondamentali per educare alla non violenza è quello di sviluppare la capacità di costruire relazioni basate sui principi di parità, equità, rispetto e inclusività. I bambini che crescono in contesti familiari in cui la madre subisce maltrattamenti da parte del marito o del compagno possono sviluppare modelli simili nei confronti dell’altro sesso, mentre le bambine potrebbero considerare una normalità il subire maltrattamenti da parte del partner’.

Occorre, dunque, una adeguata educazione sentimentale per superare le emozioni negative, come ad esempio la rabbia, la paura, la vergogna o il dispiacere per un rifiuto. ‘È compito dei genitori- continua- insegnare a riconoscere queste emozioni negative e a superarle in modo positivo. Bisogna poi stabilire dei limiti ma senza mai imporli con autorità, impulsività o toni di voce alterati: il confronto, con opportune delucidazioni sul perché, costituisce un metodo educativo persuasivo, rispettoso e non violento.

Un’altra raccomandazione particolarmente significativa al giorno d’oggi è la limitazione ai dispositivi digitali, soprattutto se utilizzati per tranquillizzare un bambino in preda a una forte emozione. Da un lato bisogna tenere conto che molto spesso il contenuto dei cartoni che oggi vengono trasmessi non è solo violento ma le immagini, essendo particolarmente veloci e cariche di colori, risultano iperstimolanti ed eccitanti. Meglio la lettura di una fiaba o canticchiare una canzoncina’.

‘A tal proposito- dice ancora la consulente della SIPPS sui temi della genitorialità- voglio ricordare ‘Nati per leggere’ e ‘Nati per la musica’, progetti educativi di avvio molto precoce alla lettura e all’ascolto musicale in grado di dare stimolazioni delle emozioni positive’.

Iride Dello Iacono non ha dubbi. ‘Qualora un genitore o un insegnante assista a un gesto violento che un bambino eserciti su una figura femminile che sia la sorella, la cuginetta, l’amica o la compagna di classe, occorre intervenire immediatamente, anche nel caso in cui si dovesse trattare di un gioco un po’ fisico, a cui in quel momento la bambina non abbia voglia di partecipare. Educare i figli di sesso diverso in maniera paritaria favorisce in entrambi sicurezza, autonomia e autostima.

Un padre che valorizzi la figlia fa sì che lei stessa si senta apprezzata dalla figura maschile genitoriale e rafforzerà la ricerca futura di relazioni di reciproca stima con l’altro sesso e mai di sottomissione. Infine, a partire dai 12-13 anni, è estremamente utile avviare in ambito familiare, scolastico e pediatrico un’appropriata educazione sessuale, in cui si ribadisca il rispetto delle scelte, della persona e del corpo dell’altro, fattori cruciali per la prevenzione della violenza sessuale’.

La pediatra si sofferma inoltre sull’importanza di far comprendere alle giovani generazioni che la violenza non è solo fisica ma anche verbale. ‘Un bambino abituato a urla e frasi umilianti da parte del genitore diventerà a sua volta un adulto portato a urlare e ad umiliare.

Gli sembrerà infatti normale che la relazione si basi su discussioni violente e non sul dialogo e non sarà abituato al reciproco rispetto delle opinioni’.

E nella mente di una bambina che subisce violenza fisica e/o verbale potrebbero scatenarsi non poche e gravi problematiche. ‘Quando questo avviene soprattutto tra le mura domestiche la piccola svilupperà scarsissima autostima, mancato rispetto della propria persona e del proprio corpo. Tutto ciò, ovviamente, accadrà anche se la bimba assisterà alle violenze subite dalla mamma.

E potrebbe strutturare un modello di relazioni basate sulla prevaricazione della figura maschile su quella femminile. Da qui la necessità che tutti coloro che sono preposti alla cura dello sviluppo psicofisico dei bambini a partire dai primi anni di vita orientino i propri sforzi a individuare precocemente condizioni familiari di disparità di genere o, addirittura, condizioni di violenza assistita o di violenza subita’.

‘Le esperienze vissute nella prima infanzia- interviene il presidente SIPPS, Giuseppe Di Mauro- hanno implicazioni per la salute fisica e mentale lungo tutto l’intero corso della vita. Tutte le competenze del bambino, quelle motorie, sensoriali, cognitive, emotive e sociali, si vanno costruendo nelle primissime epoche della vita, a partire dal concepimento fino al termine dei primi tre anni’.

‘Già nel 2014- ricorda- l’Unione europea ha enfatizzato la necessità che i genitori vengano sostenuti nell’interpretazione del loro ruolo educativo e nel farsi totalmente carico delle responsabilità che le funzioni correlate alla genitorialità comportano. I genitori, dunque, devono essere considerati una risorsa cruciale nell’educazione dei cittadini del domani.

Per questo motivo gli interventi precoci a sostegno di una genitorialità responsiva costituiscono le basi perché vengano trasmessi comportamenti volti al rispetto, alla non violenza, all’accettazione della diversità e all’inclusione’.

‘Le azioni per intervenire sul vissuto sociale, sui fattori di rischio, sulle singole famiglie- informa Di Mauro- passano tutte attraverso percorsi di sostegno, di supporto e di aiuto alla genitorialità, dove il pediatra di famiglia riveste un ruolo fondamentale. Sostenere quindi i genitori in ambito educativo rappresenta la vera mission di una Società scientifica che opera in ambito preventivo’.

‘Nel tempo- conclude Di Mauro- la SIPPS ha sviluppato competenze e attenzioni a queste problematiche. Ne sono esempio le varie iniziative editoriali come le guide ‘Il bambino nella sua famiglia’ e ‘Includendo 360’, testo per la tutela della disabilità in pediatria.

Senza dimenticare il booklet di Ginecologia ‘Chiedi a me’, rivolto agli adolescenti, con risposte dirette a domande dirette raccolte tra i giovani. La SIPPS ha inoltre condiviso e ha collaborato scientificamente al progetto ‘Nestlé Parenting Initiative’, programma internazionale di sostegno alla genitorialità’. Perché ‘Una donna non si tocca nemmeno con un fiore’.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

EVENTI – Festa della donna, ecco perché si celebra l’8 marzo

In Italia la Festa della donna venne celebrata per la prima volta il 12 marzo del 1922

ROMA – L’8 marzo in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della donna. Più di una festa, un’occasione per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che avvengono ancora ogni giorno. Ma perché si celebra l’8 marzo?

8 MARZO, FESTA DELLA DONNA

È conoscenza comune che l’origine della Festa della donna sia da ricercare nella storia delle 134 operaie che persero la vita nel rogo della ‘Cotton’, una fabbrica di camicie di New York, in cui erano state rinchiuse dal titolare perché non partecipassero allo sciopero dell’8 marzo del 1908. In realtà, non esista alcuna prova a sostegno di questo tragico avvenimento: in nessun archivio storico, infatti, ne viene riportata notizia. Un reale incendio avvenne a New York il 25 marzo del 1911 nella fabbrica Triangle. Causò la morte di 146 persone, di cui 123 donne.

L’origine dell’8 marzo come giorno dedicato alla donna non è ben chiara. L’ipotesi più accreditata riguarda un episodio accaduto in Russia, a San Pietroburgo (all’epoca Pietrogrado). L’8 marzo del 1917 migliaia di donne si riversarono nelle strade della città per chiedere la fine della Prima guerra mondiale. L’evento ebbe una grande risonanza, e complice la risposta fiacca di repressione militare, ebbero origine ulteriori manifestazioni una dopo l’altra, che portarono al crollo dello zarismo. Per questo l’8 marzo venne scelto nella Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenutasi a Mosca il 14 giugno del 1921, come ‘Giornata internazionale dell’operaia’.

PERCHÉ SI REGALA LA MIMOSA?

In Italia la Festa della donna venne celebrata per la prima volta il 12 marzo del 1922 grazie all’iniziativa del Partito comunista italiano. Tuttavia, è solo nel settembre del 1944 che l’Udi, l’Unione delle donne in Italia, decise di celebrare la prima giornata della donna nelle zone liberate del Paese.

Così, l’8 marzo del 1946, a guerra terminata, finalmente si poté celebrare la festa in tutta Italia. Per l’occasione, le organizzatrici Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei cercavano un fiore che potesse simboleggiare la giornata, un fiore di stagione e che costasse poco. La scelta ricadde sulla mimosa.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it