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ECONOMIA & FISCO – L’inventore delle ‘casette’ dell’acqua in Italia ora propone erogatori di design

Fabio Massaro: “Serve una attenzione alla sostenibilità ambientale”

VERONA – Fabio Massaro, veneto ma di origini friulane, l’inventore delle ‘casette dell’acqua’, non si ferma, crea e lancia sul mercato gli erogatori d’acqua, che valorizzano l’acqua di rete per un consumo green e sostenibile.

Gli erogatori ideati da una delle aziende che fanno capo alla sua Fm Holding, la Italbedis, hanno unito soluzioni di design a innovative valorizzazioni dell’acqua erogata: naturale, gasata, raffrescata e ora anche idrogenata.

Da un erogatore bello da vedere ed utilissimo, come una macchinetta del caffè a cialde, esce acqua in una qualsivoglia maniera.

Quindi, chiunque, a casa, negli alberghi, nelle aziende, nelle scuole, in ambito comunitario, come nell’intero sistema Ho.Re.Ca, l’utente con un bicchiere si serve dell’acqua che preferisce, oppure con la sua borraccia portatile.

“L’acqua idrogenata ha un’importante azione antiossidante- specifica Massaro- ed è il risultato di un semplice processo di elettrolisi. I nostri erogatori, cioè, sono in grado di produrre molecole di idrogeno che scomporre l’acqua in ossigeno e idrogenogassoso, valorizzando ulteriormente l’acqua di rete”.

All’origine dei prodotti ideati nelle aziende di Massaro, vi è l’impegno pioneristico a favore della salvaguardia di un bene come l’acqua, della sua valorizzazione e di uno sviluppo sostenibile, che contenga l’utilizzo di materiali non compatibili con l’ambiente.

Da qui le azioni che Massaro ha compiuto per portare gli erogatori nelle scuole, oggi sono diffusissimi, per esempio in Emilia Romagna, rendendoli particolarmente attrattivi per i più piccoli, perché realizzati a forma di goccia d’acqua.

“Insieme agli erogatori abbiamo donato le borracce cosicché gli allievi possano riempirla ogni giorno, mantenendo l’ambiente pulito e bevendo ottima acqua di acquedotto e imparare sin da piccoli a compiere gesti virtuosi verso l’ambiente”.

Gli erogatori by Massaro sono pensati per soddisfare le esigenze di ogni ambiente, da quello domestico a quello d’ufficio e aziendale. “Dotare le proprie aziende di erogatori che valorizzano l’acqua di rete conferma l’attenzione per i benessere dei propri dipendenti oltreché quella per la sostenibilità ambientale”, sottolinea l’imprenditore, che ha anche quantificato l’impatto positivo che ha sull’ambiente la scelta di un litro d’acqua di rete valorizzata.

“È una scelta che- conclude- risponde pienamente ai principi sottesi ai bilanci Esg e ai comportamenti auspicati per dare futuro al nostro pianeta”.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

FONDI (LT) – Il giardino di Villa Cantarano si arricchisce di due importanti novità

Inaugurato un percorso didattico per approfondire la conoscenza delle piante autoctone presenti nel Parco Monti Ausoni. Due “alberi dei Giusti” per educare alla responsabilità individuale e alla solidarietà

FONDI (LT) – Nei giorni scorsi, a Villa Cantarano, sede amministrativa dell’Ente Parco Naturale Regionale Monti Aurunci e Lago di Fondi, è stato ufficialmente presentato il percorso didattico “Un giardino tra le mura: dai Romani ad oggi alla scoperta di piante e monumenti”.

Il percorso didattico, realizzato dal personale interno dell’Ente in collaborazione con i giovani Volontari del Servizio Civile Universale, che ne hanno ideato la grafica e curato i contenuti, intende guidare i visitatori, attraverso una serie di pannelli, di schede informative e di file-audio, alla scoperta delle caratteristiche e delle peculiarità delle piante autoctone presenti nell’area naturale protetta, nonché illustrare le particolarità storico-architettoniche del giardino di Villa Cantarano.

In concomitanza con la presentazione del percorso didattico si è svolta anche la cerimonia di piantumazione nel giardino della Villa di due “alberi dei Giusti”, un’iniziativa promossa dall’ITI Pacinotti con il patrocinio dell’Onlus Gariwo (acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide), del Comune di Fondi e dell’Ente Parco. Il 6 marzo ricorre la celebrazione della Giornata europea dei Giusti: la presenza degli alberi all’interno del giardino mira ad additare l’esempio e a tenere viva la memoria di quanti, donne e uomini di ogni tempo e di ogni luogo, hanno fatto del bene e salvato vite umane opponendosi, con una coraggiosa scelta di responsabilità individuale, a ingiustizie e persecuzioni.

All’evento erano presenti, oltre al direttore dell’Ente Parco dott. Lucio De Filippis, il sindaco di Fondi dott. Beniamino Maschietto, la dirigente dell’ITI Pacinotti prof.ssa Gina Antonetti, la rappresentante dell’Onlus Gariwo dott.ssa Benedetta Macripò, la storica prof.ssa Anna Foa e il “Giusto” Vito Fiorino.

“La creazione di un percorso didattico di facile fruibilità nel giardino di Villa Cantarano – ha rilevato il dott. De Filippis – si inserisce nel quadro degli interventi dell’Ente Parco finalizzati alla valorizzazione dei beni naturalistici e storico-artistici del territorio. I giardini sono luoghi di distensione e di quiete. Da oggi offriamo ai frequentatori della Villa, oltre alla possibilità di godere della tranquillità dell’unica area verde all’interno delle Mura di Fondi, il suo cuore verde, anche l’opportunità di approfondire in loco la conoscenza di alcune interessanti peculiarità della flora del nostro territorio. Ma i giardini sono anche luoghi di incontro e di dialogo. Gli alberi dei “Giusti”, Vito Fiorino e Mamadou Kouassi, vogliono appunto promuovere la cultura dell’incontro, della solidarietà, dell’aiuto reciproco: valori imprescindibili non solo se vogliamo che i nostri sforzi per preservare la coesione sociale e la pace abbiano successo, ma anche – sul fronte della tutela della natura – per scongiurare che l’indifferenza o, peggio, gli egoismi di parte finiscano per arrecare all’ambiente danni irrimediabili, impedendo, malgrado tutto, un mutamento reversibile ”.

AMBIENTE – Mai così caldo a gennaio, superato pure il record del 2020

Rispetto alla media del periodo preindustriale, compreso tra il 1850 e il 1900, il gennaio 2024 è stato più caldo di 1,66 gradi

ROMA – Quello appena trascorso è stato il gennaio più caldo mai registrato a livello globale, con una temperatura media di 13,14 gradi centigradi, circa 0,70 gradi più alta di quella del periodo 1991-2020: lo ha comunicato il Servizio sul cambiamento climatico Copernicus (C3S) in un rapporto diffuso oggi.

Nello studio si ricorda che il precedente gennaio più caldo era stato quello del 2020, “superato” ora di 0,12 gradi centigradi. Secondo Copernicus, quello scorso è stato l’ottavo mese di fila più caldo mai registrato. Rispetto alla media del periodo preindustriale, compreso tra il 1850 e il 1900, il gennaio 2024 è stato più caldo di 1,66 gradi.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

AMBIENTE & NATURA – I cambiamenti climatici sconvolgono i ‘giorni della merla’: sos siccità

Secondo la leggenda sono i giorni più freddi di tutto l’anno

ROMA – Le temperature record nei giorni della merla sconvolgono la natura dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr che evidenzia come con i cambiamenti climatici vengano smentiti addirittura gli antichi proverbi sui giorni della merla. E’ infatti saltata la tradizione dei giorni della merla (29-30-31 di gennaio) che secondo la leggenda – ricorda Coldiretti – sono i più freddi di tutto l’anno e sembra prendano il nome da una merla bianca che si rifugiò dentro un camino proprio per sfuggire al gelo. Dopo tre giorni uscì dal comignolo, completamente nera. Da allora tutti i merli sono neri.

Una anomalia che – sottolinea la Coldiretti – preoccupa anche per la siccità con la scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica e una situazione di stress idrico che cresce ma mano che si scende verso Sud con apice nelle isole, che non è certo normale nel mese di gennaio. Negli invasi della regione Sardegna il primo gennaio c’era 1/5 di acqua in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre in quelli della Sicilia a gennaio 2024 sono inferiori di ben 63 milioni di metri cubi (-13%) rispetto all’anno precedente secondo le analisi Coldiretti sui dati dei Dipartimenti Idrografici Regionali. Per la scarsità di pioggia – precisa la Coldiretti – c’è carenza di fieno nei pascoli e difficoltà allo sviluppo ortaggi ma sono segnalate difficoltà per le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua.

Le alte temperature – continua la Coldiretti – mandano la natura in tilt e favoriscono in tutte le piante il risveglio anticipato anche con fioriture fuori stagione, come per le mimose in anticipo di un mese rispetto alla data dell’8 marzo, con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti. Ma con il caldo – aggiunge la Coldiretti – le popolazioni di insetti dannosi per le colture sopravvivono per attaccare successivamente i raccolti nella prossima primavera.

L’inizio del 2024 conferma la tendenza al surriscaldamento anche in Italia dove lo scorso anno è stato il più bollente mai registrato facendo registrare lungo la Penisola una temperatura secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr che rilevano le temperature dal 1800. La classifica degli anni più roventi da oltre due secoli si concentra infatti nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2023, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni Coldiretti.

Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal freddo al caldo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dal maltempo e dalla siccità che hanno superato i 6 miliardi di euro lo scorso anno.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

AMBIENTE – In Abruzzo un giovane grifone torna in libertà

L’avvoltoio nutrendosi di scarti di macellazione di animali cacciati con l’uso di munizioni contenenti piombo era rimasto intossicato

ROMA – Il pomeriggio di domenica 26 novembre 2023 sembrava scorrere come tanti altri, almeno fino a quando il GPS di un giovane grifone, monitorato nell’ambito della collaborazione tra Rewilding Apennines e Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro, non ha segnalato un’anomalia: l’animale era fermo da troppo tempo. Non è strano per i grifoni fermarsi nello stesso posto per diverse ore, soprattutto in presenza di cibo, ma un soggetto fermo in un punto da giorni desta immediatamente dei sospetti. Nutrendosi esclusivamente di carcasse, infatti, non è raro che i grifoni siano vittime di avvelenamenti e intossicazioni. Carcasse avvelenate per colpire i grandi predatori hanno già mietuto vittime anche tra i grifoni durante la scorsa primavera e nei mesi a seguire. Altre volte, invece, capita che questi necrofagi si nutrano dei resti di animali selvatici cacciati, o bracconati, con munizioni contenenti piombo, e questo, accumulandosi nei tessuti, può intossicare il grifone e, nei casi più gravi, ucciderlo.

I field officer di Rewilding Apennines, notata l’anomalia, si sono immediatamente recati sul posto per un sopralluogo, ma in un primo momento, a causa del buio, non è stato possibile individuare l’animale. Il mattino seguente, quindi, è stato effettuato un secondo tentativo, e il grifone, infreddolito e debilitato, è stato individuato e catturato con la collaborazione del Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro. L’animale è stato poi trasportato verso il CRFS (Centro Recupero Fauna Selvatica) Lipu di Roma, dove sono stati eseguiti tutti gli accertamenti del caso. Il giovane grifone, nonostante la presenza di piombo nel sangue in quantità leggermente superiori alla soglia considerata tossica, si presentava in discrete condizioni fisiche. I risultati delle analisi, eseguite dopo diversi giorni dal momento in cui dovrebbe essersi alimentato per l’ultima volta, fanno pensare che si fosse nutrito di scarti di macellazione di animali cacciati con l’uso di munizioni contenenti piombo, rimanendone intossicato e non riuscendo a riprendere il volo.

Per fortuna l’avvoltoio si è dimostrato da subito un combattente e ha ripreso a nutrirsi dopo poco tempo dall’arrivo al CRFS Lipu. Nonostante le ottime premesse, però, l’animale ha impiegato oltre un mese a tornare in condizioni tali da poter tornare in libertà.

Il 2 gennaio i team di CRFS Lipu e Rewilding Apennines hanno riportato il grifone in libertà nei pressi di una delle colonie riproduttive presenti in Abruzzo per aumentare le sue possibilità di sopravvivenza.
“Sicuramente in questo caso, come in diversi altri dall’inizio del programma di monitoraggio nel 2021, l’utilizzo delle trasmittenti satellitari ci ha permesso di intervenire in modo abbastanza tempestivo da recuperare un animale che altrimenti molto probabilmente sarebbe morto”, dice Nicolò Borgianni, Vulture Field Officer di Rewilding Apennines.

Le trasmittenti satellitari, infatti, permettono di individuare non solo possibili casi di avvelenamento, come avvenuto più volte nel 2023, ma anche movimenti anomali che sono indice di disagio, dovuto a malattie, ferite o intossicazioni (come in questo caso).

Il primo inverno è sicuramente un momento difficile per i giovani grifoni, che, per la prima volta nella loro vita, si trovano ad affrontare temperature rigide, difficili condizioni di volo e una maggiore scarsità di cibo, e sono quindi più portati ad alimentarsi di resti di macellazione della selvaggina o degli scarti delle aziende di allevamento, esponendosi più frequentemente a potenziali rischi per la propria salute. Il monitoraggio tramite GPS è quindi importante anche per il recupero di esemplari in difficoltà, soprattutto considerando che la mortalità per cause antropiche per la popolazione di grifone dell’Appennino centrale rimane elevata e quindi ogni singolo esemplare è fondamentale per la sopravvivenza della specie sulle nostre montagne”, aggiunge Borgianni.

Il giovane esemplare di grifone è stato senza dubbio molto fortunato. “La sua storia dimostra come la collaborazione tra enti e organizzazioni locali possa risultare determinante per la salvaguardia degli animali selvatici. Inoltre, dimostra l’efficacia del programma di monitoraggio, che permette non solo di tenere traccia dei luoghi di interesse per la specie, come le aree di alimentazione e quelle di nidificazione, ma anche l’intervento tempestivo necessario a salvare la vita di questi preziosi, quanto sottovalutati, animali”, dice Rewilding Apennines.

“Ringraziamo tutti coloro i quali hanno collaborato al recupero e al rilascio in natura del giovane grifone: i nostri field officer, attivi anche nei fine settimana, il Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro e il personale del CRFS Lipu di Roma. Ci auguriamo che questo esemplare possa continuare a lungo a volare nei cieli dell’Appennino centrale e contribuire alla salvaguardia della preziosissima specie di cui fa parte. Storie come la sua ci ripagano di tutti gli sforzi fatti fino ad ora e ci motivano a continuare a lavorare con crescente impegno per garantire ai grifoni dell’Appennino centrale un ambiente sicuro in cui prosperare e svolgere il proprio fondamentale ruolo nell’ecosistema”, conclujde Rewilding Apennines.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

AMBIENTE E NATURA – Un’indagine Botanica (quasi) dimenticata: Il recupero dell’erbario del Lazio Meridionale (1986-1989)

L’Ente Parco ha avviato il recupero e il restauro di un erbario realizzato nella seconda metà degli anni ’80, rimasto finora inedito: un prezioso sussidio per gli studi sull’evoluzione della vegetazione dei vari habitat del nostro territorio negli ultimi decenni.

FONDI (LT) – Il Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi ha recentemente avviato il restauro e la valorizzazione di un erbario attualmente custodito presso la propria sede ma che ha avuto una storia quasi avventurosa. Nato all’interno di un progetto multidisciplinare del Centro Regionale per la documentazione dei beni culturali e ambientali, l’Erbario del Lazio Meridionale conserva campioni di piante raccolte negli anni 1986-1989 nei comuni di Latina, Pontinia, Sabaudia, San Felice Circeo, Terracina, Monte San Biagio, Sperlonga, Fondi, Lenola, Campodimele. Gran parte dei fascicoli furono ritrovati, anni dopo, in un magazzino regionale e portati nella sede attuale. Poco meno di 40 anni fa alcuni giovani studiosi si erano occupati della raccolta e della catalogazione dei campioni; uno di loro, il Prof. Mauro Iberite, attualmente docente alla Sapienza-Università di Roma, è stato rintracciato dal Parco e ha rivisto il suo lavoro giovanile presso la sede dell’Ente.

Dopo il trattamento in congelatore previsto per la migliore conservazione dei reperti, il Parco ha contattato, presso l’Università di Firenze, i referenti della rete CORIMBO (Coordinamento per la rete italiana dei musei botanici) e registrato l’erbario nell’Index Herbariorum, in cui sono censiti oltre 3.500 erbari del mondo L’Index, pubblicato originariamente dalla International Association for Plant Taxonomy, ora è curato dal New York Botanical Garden. Oltre a fornire informazioni a scienziati e appassionati di botanica di tutto il mondo, esso valorizza il ruolo di grandi e piccole collezioni botaniche che, documentando la vegetazione terrestre degli ultimi quattro secoli, costituiscono una risorsa basilare per lo studio e la conservazione della biodiversità delle piante.

Oggi gli erbari non sono più semplici archivi oggetto di consultazione da parte dei botanici interessati a ricostruire in chiave storica gli sviluppi della loro disciplina, ma consentono, grazie all’accumulo regolare di campioni e alla disponibilità di nuove tecnologie (digitalizzazione, sofisticate analisi chimiche e genetiche su quantità minime di materiale vegetale, correlazione tra metadati e immagini) di studiare l’effetto dei cambiamenti climatici, i danni dell’inquinamento e l’evoluzione degli ecosistemi.

“Il recupero, il restauro e la valorizzazione dell’erbario di cui si è preso cura l’Ente Parco– ha dichiarato il Direttore, dott. Lucio De Filippis –si inseriscono a pieno titolo nell’azione di tutela e conservazione del patrimonio naturale del nostro territorio che l’Ente istituzionalmente persegue. L’erbario, infatti, porrà a disposizione degli esperti un utile materiale di studio per analisi di tipo comparativo sui vari habitat di un vasto comprensorio, fornendo una precisa ‘fotografia’ di quale fosse lo stato di salute della nostra vegetazione nella seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso.

L’iniziativa testimonia della fecondità di un rapporto – quello tra le Aree Naturali Protette e il mondo della ricerca e della scienza – già avviato in altre occasioni, che l’Ente Parco intende ulteriormente promuovere e sviluppare nel prosieguo delle sue attività”.

ARCE – Individuati e multati dalla Polizia Locale i responsabili dell’abbandono di rifiuti in strada

ARCE – Abbandonano i rifiuti in strada: individuati e multati i responsabili. Nelle scorse settimane gli Agenti della Polizia locale di Arce hanno elevato un verbale di accertamento e contestazione di illecito amministrativo per abbandono di rifiuti non pericolosi e non ingombranti.

Un cumolo di sacchi, costituito per lo più da rifiuti domestici indifferenziati, era stato rinvenuto ai margini della strada provinciale n. 1 “Civita Farnese” nel tratto che collega Arce alla frazione d’Isoletta, in una zona in cui non ci sono abitazioni.

Decisive per l’individuazione dei responsabili sono state le indagini eseguite dagli Agenti che esaminando il contenuto dell’immondizia abbandonata sono riusciti a risalire ai responsabili cui è stata contestata una sanzione di 600 euro con l’obbligo di recuperare e smaltire correttamente i rifiuti abbandonati.

ROCCADARCE – Il Comune di Rocca d’Arce premiato da Legambiente quale “Comune Riciclone 2023”

ROCCADARCE – Martedì mattina presso la Provincia di Frosinone si è tenuto “L’Ecoforum Lazio” organizzato da Legambiente e dalla Regione Lazio.

Il Comune di Roccadarce è stato premiato quale “Comune Riciclone 2023” per essersi distinto nella raccolta differenziata.

“Un grazie particolare a tutti i concittadini – ha sottolineato la sindaca Rita Colafrancesco – per l’impegno quotidiano nella raccolta differenziata e per aver contribuito al raggiungimento di questo risultato, rendendo il nostro Paese pulito e decoroso”.

ARCE – “Comune Riciclone”: riconoscimento storico per il Comune di Arce ricevuto da Legambiente

ARCE – Il Comune di Arce premiato da Legambiente come “comune riciclone”. È un riconoscimento storico quello ricevuto questa mattina dal Sindaco Luigi Germani presso il salone di rappresentanza della Provincia di Frosinone.

L’Ente di Via Milite Ignoto, avendo superato il 65% di raccolta differenziata, è entrato a far parte – per la prima volta – delle comunità locali virtuose che si contraddistinguono per le buone pratiche nella raccolta dei rifiuti. Trentatre sono stati i Comuni della Provincia di Frosinone che hanno ricevuto il riconoscimento nell’ambito dell’ottavo Ecoforum organizzato da Legambiente, rappresentata dal presidente regionale Roberto Scacchi e dal direttore regionale Maria Domenica Boiano, e dalla Regione Lazio.

«È stata una grande soddisfazione – ha detto il Sindaco Luigi Germani – ricevere questo riconoscimento. Un traguardo inimmaginabile per il nostro Comune fino a qualche anno fa e che oggi è divenuto realtà grazie all’attenzione dei cittadini arcesi e al lavoro, non sempre facile e molto spesso pieno di insidie, portato avanti dalla mia Amministrazione comunale fin dal primo insediamento. La raccolta differenziata – ha spiegato il primo cittadino – è un obbligo, permette la prima e più importante separazione dei materiali, indispensabile al riciclo. Sottrae tonnellate di materia al suo fine vita per via dello smaltimento. Il nostro Comune può fare ancora meglio: i dati ci dicono che possiamo alzare ulteriormente la percentuale dei rifiuti differenziati. Il mio ringraziamento va a tutte quelle persone che s’impegnano quotidianamente in questa sfida, soprattutto ai più giovani che si mostrano sempre particolarmente sensibili al tema della sostenibilità ambientale. Faccio ancora una volta appello a coloro che purtroppo continuano ad abbandonare rifiuti lungo le nostre strade e in campagna: unitevi alla stragrande maggioranza dei cittadini virtuosi di Arce e sarete anche voi parte di questa importante rivoluzione».

AMBIENTE – Dopo l’inverno ‘bollente’ arriva il gelo. E ora è allarme per ortaggi e frutta

Le coltivazioni di verdure e ortaggi all’aperto sono a rischio a causa dell’ondata di gelo

ROMA – Il brusco abbassamento delle temperature con freddo e gelo notturno danneggiano le coltivazioni di verdure e ortaggi all’aperto in un inverno fino ad ora bollente ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti per l’arrivo del ciclone d’aria gelida con nevepiogge e vento che ha fatto scattare l’allerta maltempo arancione in Toscana e gialla in altre dodici regioni, da Nord a Sud.

“L’arrivo del maltempo con il freddo artico interessa dunque praticamente l’intero Paese dopo un 2023 che- sottolinea la Coldiretti- ha fatto registrare un dicembre bollente con la temperatura che è stata di 1,05 gradi superiore la media storica nei primi undici mesi dell’anno secondo Isac Cnr che lo classifica al secondo posto tra i più caldi dal 1800”.

“L’arrivo del grande freddo- sottolinea la Coldiretti- colpisce le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, e broccoli che reggono anche temperature di qualche grado sotto lo zero ma se la colonnina di mercurio scende repentinamente o se le gelate sono troppo lunghe si verificano danni. A preoccupare è anche il balzo dei costi per il riscaldamento delle serre per la coltivazione di ortaggi e fiori che risente dell’impennata della bolletta. La discesa della colonnina di mercurio con il gelo rischia peraltro di bruciare fiori e gemme di piante e alberi, con pesanti effetti sui prossimi raccolti dopo che il caldo anomalo di dicembre lungo tutta la Penisola ha favorito in alcuni territori come la Toscana il risveglio anticipato delle varietà più precoci di pesche e susine. Il cambiamento climatico si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno superato nel 2023 i 6 miliardi di euro”.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it